BARI: Nel DISASTRO FERROVIARIO del 12 luglio 2016, nella tratta Andria-Corato, due convogli della società Ferrotramviaria giungevano a collisione frontale. Le vittime furono 23.
Alcune famiglie hanno affidato ad Assisto la gestione dei loro diritti.
ITER RISARCITORIO CONCLUSO A MENO DI 7 MESI DAL DISASTRO FERROVIARIO.
Processo penale ancora in corso
Quietanze di pagamento Primo Caso
Quietanze di pagamento Secondo Caso
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APPROFONDIMENTI
I nomi delle vittime.
Com’è accaduto l’incidente.
A che punto sono le indagini.
I nomi delle vittime.
Le vittime furono 23, tutte identificate e 50 i feriti, la maggior parte ricoverata ad Andria.
Ecco i nomi delle vittime: Pasquale Abbasciano, macchinista, nato ad Andria il 17 aprile 1955; Giuseppe Acquaviva, ragioniere, nato ad Andria il 15 febbraio 1957; Serafina Acquaviva, casalinga, nata ad Andria il 14 maggio 1954; Maria Aloysi, casalinga, nata a Bari il 4 ottobre 1966; Alessandra Bianchino, studentessa, nata a Trani il 5 novembre 1987; Rossella Bruni, nata a Trani il 16 marzo 1994; Pasqua Carnimeo, estetista, nata a Modugno il 1° novembre 1985; Enrico Castellano, bancario in pensione, nato ad Ostuni il 1° gennaio 1942; Luciano Caterino, ferroviere, nato a Ruvo di Puglia il 29 aprile 1979; Michele Corsini, titolare di un bar, nato a Milano il 20 febbraio 1955; Albino De Nicolo, capotreno, nato a Terlizzi il 23 gennaio 1959; Salvatore Di Costanzo, allenatore di calcio, nato a Bergamo il 2 novembre 1959; Giulia Favale, insegnante, nata in Francia il 4 luglio 1965; Nicola Gaeta, capostazione, nato a Bari il 16 gennaio 1960; Iolanda Inchingolo, studentessa universitaria, nata ad Andria il 10 dicembre 1991; Benedetta Merra, nata ad Andria il 18 giugno 1964; Donata Pepe, pensionata, nata a Cerignola il 3 ottobre 1953; Maurizio Pisani, manager del settore alimentare, nato a Pavia il 26 agosto 1966; Giovanni Porro, nato ad Andria il 1° giugno 1956; Fulvio Schinzari, vicequestore, nato a Galatina il 31 ottobre 1957; Antonio Summo, studente, nato a Terlizzi il 12 novembre 2001; Ludovico Francesco Tedone, studente, nato a Terlizzi il 4 gennaio 1999 e Gabriele Zingaro, metalmeccanico, nato ad Andria il 30 ottobre 1991.
Com’è accaduto l’incidente.
Le cause dell’incidente sono state attribuite ad errori nella gestione del traffico ferroviario e degli incroci, oltre che in via indiretta per la riscontrata consuetudine del personale aziendale di procedere difformemente a regolamenti e disposizioni, al fatto di legare la sicurezza ferroviaria al fattore umano, alla mancanza di formazione del personale e al mancato controllo sul comportamento del personale.
La collisione è avvenuta alle ore 11.05 nella campagna andriese, in mezzo agli uliveti. I treni coinvolti erano uno Stadler FLIRT ETR 340 (matricola ETR.341), svolgente il servizio ET1021, e un Alstom Coradia ELT 200, svolgente il servizio ET1016, entrambi di proprietà della compagnia ferroviaria privata Ferrotramviaria e composti da quattro carrozze. I treni stavano viaggiando a velocità comprese tra 94 e 101 km/h (inferiori alla velocità massima consentita in tale tratta, che era di 110 km/h) in direzioni opposte, l’ET1016 verso sud-est, proveniente da Andria, l’ET1021 verso nord-ovest, proveniente da Corato, sulla linea ferroviaria Bari-Barletta. L’incidente si è verificato su una curva affiancata da uliveti, il che non ha consentito ai macchinisti alcuna possibilità di avvistamento dell’altro convoglio, onde poter quantomeno attivare la frenatura di emergenza e tentare di evitare la collisione. Le prime due carrozze e la parte anteriore della terza dell’ET1021, e la prima carrozza dell’ET1016 si sono disintegrate nello scontro, mentre la seconda dell’ET1016 è deragliata riportando ingenti danni. L’ultima carrozza dell’ET1021 e le rimanenti due dell’ET1016 sono rimaste sui binari quasi intatte.
Le condizioni meteorologiche al momento dello scontro erano buone.
A seguito dell’incidente, la Procura di Trani ha aperto un’indagine ipotizzando i reati di disastro ferroviario ed omicidio colposo plurimo.
Anche la Direzione generale per le investigazioni ferroviarie e marittime del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un’indagine. La relazione conclusiva dell’investigazione ha rilevato che la contemporanea occupazione della tratta Andria-Corato da parte dei due treni era dovuta alla concatenazione di una molteplicità di fattori, ognuno dei quali preso singolarmente non sarebbe stato sufficiente a causare l’incidente. In via diretta sono stati riscontrati errori nella corretta gestione del traffico da parte dei due capistazione e nell’intervento nella gestione degli incroci da parte del personale di bordo. Peraltro, ulteriori cause indirette sono state individuate nella messa in atto di procedure (finalizzate all’effettuazione di un treno supplementare) non previste dal regolamento per la circolazione dei treni e procedure difformi dal protocollo di circolazione, nei frequenti e continui accessi di persone non autorizzate negli ambienti di lavoro dei capostazione, nella dipendenza dal fattore umano del livello di sicurezza del regime di blocco telefonico, nella presenza di tratti di linea con differenti caratteristiche, nella inefficace formazione del personale aziendale (non piena conoscenza dei regolamenti e adozione di procedure informali consuetudinarie) e nella limitata efficacia dei controlli sull’operato del personale. La commissione d’inchiesta ministeriale ha infine preso atto che, al momento dell’incidente, la Direttiva 2004/49/CE inerente la sicurezza ferroviaria non era correttamente recepita a livello nazionale, consentendo deroghe alle ferrovie regionali: tale carenza normativa ha posto le basi per la mancata adozione di efficaci azioni mitigative del rischio da parte del gestore, incluso un sistema di gestione della sicurezza.
A che punto sono le indagini.
E’ stata chiusa l’inchiesta sul disastro ferroviario Andria-Trani: 19 indagati. Tra questi, anche il Direttore Generale del Ministero, accusato di non aver vigilato sulla sicurezza, iI capostazione Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, ma anche i dirigenti di Ferrotramviaria, per aver nascosto 20 incidenti sfiorati negli ultimi quattro anni e non aver investito 665.000 euro per l’installazione del sistema minimo di sicurezza utile ad evitare che il 12 luglio 2016 i treni che percorrevano la tratta Andria-Corato si scontrassero provocando 23 morti e 50 feriti e poi due dirigenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti poiché non adottarono “provvedimenti urgenti” affinché la rete venisse adeguata, nonostante fossero a conoscenza dei rischi connessi alla gestione del traffico ferroviario col regime del blocco telefonico, in virtù di una relazione ministeriale di inchiesta su un simile scontro fra treni verificatosi in Sardegna (sulla linea Macomer-Nuoro) nel giugno 2007.
Sono loro ad avere responsabilità diretta o “a monte” per l’incidente ferroviario in Puglia, secondo la procura di Trani che oggi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Diciotto gli indagati, più Ferrotramviaria: 14 sono dipendenti, dirigenti e amministratori dell’azienda che gestisce il trasporto ferroviario Bari-Barletta, tra i quali il conte Enrico Maria Pasquini, sua sorella Gloria Pasquini, il direttore generale Massimo Nitti e il direttore di esercizio Michele Ronchi; 2 sono funzionari dell’Ustif, l’ente del ministero dei Trasporti che fino al settembre 2016 ha vigilato sulla sicurezza dei treni delle reti locali; e poi Virginio Di Giambattista ed Elena Molinaro: il primo a capo della struttura ministeriale che si occupa dei Sistemi di Trasporto ad Impianti Fissi e il Trasporto Pubblico Locale, la seconda alta dirigente del ministero guidato da Graziano Delrio (continua a leggere).