Dalla missione ISAF (International Security Assistance Force) alla RS (Resolute Support), l’Italia è impegnata in missioni di pace in Afghanistan da 17 anni.
A breve il ritiro delle forze italiane dall’Afghanistan.
I primi militari del contingente italiano giunsero a Kabul all’inizio del 2002, poco tempo dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Il contingente italiano prevede attualmente un impiego massimo di 900 militari, 148 mezzi terrestri e 8 aerei. Il personale è suddiviso tra Kabul ed Herat. In questi giorni, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha dato disposizioni affinché venga valutato l’avvio di pianificazione per il ritiro delle truppe italiane in Afghanistan. A quanto si apprende da fonti della Difesa, questo dovrebbe accadere nell’arco dei prossimi 12 mesi. I nostri militari quindi, entro un anno, potrebbero non essere più impiegati in missioni di pace in territorio afgano.
Il contributo italiano è stato davvero importante sia in termini economici, avendo l’Italia sostenuto in questi anni una spesa pari a quasi 7 miliardi di euro, che soprattutto in termini di forze impiegate.
Ma quello che veramente impressiona è il numero di vittime tra i nostri ragazzi, che sono stati 54 dal 2004 ad oggi.
La Medaglia d’Oro al Valor Militare: cos’è e a chi viene assegnata.
A far sentire ancor più amareggiati, è il dolore delle tante famiglie rimaste orfane dei loro soldati, senza neppure ricevere il giusto riconoscimento. Ancora nel febbraio del 2016, davanti a Montecitorio si riunirono per protestare le famiglie di alcuni soldati rimasti senza onorificenza. Infatti, alcuni dei ragazzi caduti in Afghanistan sono stati considerati come “vittime del dovere” o “del servizio” e non già “vittime del terrorismo”. Stiamo parlando della Medaglia d’Oro al Valor Militare, un riconoscimento dello Stato Italiano che tanto conforto può dare alle famiglie che hanno perso un proprio caro nel corso delle missioni di pace.
La differenza tra “vittime del terrorismo” e “vittime del dovere”.
Il Ministero della Difesa si rifà alle Leggi 206/2004 e 246/2006 nel determinare la diversa tipologia di trattamento per l’assegnazione delle Medaglie al Valore. Questo viene fatto in relazione alle circostanze in cui il militare ha perso la vita, applicando di fatto una disparità di trattamento e di valutazione tra i diversi caduti in missione. Questi ragazzi devono essere considerati “vittime del terrorismo”, ad avviso nostro e di queste famiglie, per il solo fatto di trovarsi in territorio afgano impegnati in missioni di pace, a prescindere dallo svolgimento dell’evento che ne ha causato il decesso.
L’Associazione Mario Frasca.
Un esempio tra tutti è quello del Caporal Maggiore Capo Mario Frasca, morto ad Herat il 23 settembre del 2011 insieme ad altri due commilitoni. Durante lo spostamento su un mezzo blindato Lince, i tre militari vennero avvertiti dalla Base della presenza di un ordigno sospetto lungo il loro tragitto. Il militare alla guida del mezzo Lince, quindi, per evitarlo, fu costretto a compiere una brusca manovra tale per cui il mezzo stesso si ribaltò. Per i tre ragazzi non ci fu nulla da fare. L’ordigno potenzialmente esplosivo si rivelò poi privo di qualsiasi innesco, ma questo né il Comando né tantomeno i militari potevano saperlo.
E questi ragazzi non erano lì, al pari degli altri a cui è stato riconosciuto il Valore, per combattere il terrorismo internazionale e per difendere i valori della propria Nazione?
La famiglia Frasca costituisce l’Associazione Mario Frasca facendo appello al suo forte senso di giustizia, con l’intento di vedere riconosciuti gli ideali di patria, di giustizia e di pace che questi soldati, al pari degli altri, hanno portato in teatro di guerra durante le missioni di pace.
L’Associazione e le famiglie, per portare avanti i propri argomenti, si appellano all’art. 3 della Costituzione, il principio di uguaglianza, affinché tutti i caduti vengano riconosciuti vittime del terrorismo internazionale e venga loro assegnata la massima onorificenza rappresentata appunto dalla Medaglia d’Oro al Valor Militare.