Pochi, maledetti e… mai! Il legale intasca il risarcimento dei propri clienti a seguito dell’incarico ricevuto dai genitori di un giovane ragazzo morto in un incidente stradale nel maggio del 2008. Questo quanto si apprende oggi dalla cronaca patavina, il triste epilogo di una incresciosa vicenda di mala assistenza.

Pochi, maledetti e… mai! Il legale intasca il risarcimento dei propri clienti.

Un avvocato del foro di Padova finisce sotto processo: è imputato di appropriazione indebita e insolvenza fraudolenta. L’assicurazione liquida 110.000 euro nel 2012: lui inizia a pagare nel 2014 e versa alla famiglia solo 70.000 euro.

tribunale-risarcimento legale

Questo il fatto. E’ il 31 gennaio 2012 quando l’assicurazione AXA liquida il danno patito dai genitori di un ragazzo travolto e ucciso in un incidente stradale il 31 maggio 2008, e lo fa nel conto acceso presso un’agenzia di Padova del Credito Valtellinese intestato all’avvocato da loro nominato come difensore e patrocinatore, indicandolo come beneficiario.

cronaca-l’avvocato intasca i soldi dei clienti

La famiglia del ragazzo aveva riposto tutte le sue speranze in un avvocato che vantava di essere un esperto civilista ed in particolare in materia infortunistica, per gestire la questione relativa al risarcimento da ottenere per la perdita del figlio 17enne. Una sera di maggio di nove anni fa, nell’Alta Padovana, il ragazzo in sella al suo scooter si era scontrato frontalmente con l’auto guidata da un 19enne che procedeva ad alta velocità, ed era stato scaraventato nel fossato sottostante. La morte era sopraggiunta dopo tre giorni di agonia.

La compagnia AXA, nel gennaio del 2012, aveva quantificato il risarcimento dovuto ai genitori in complessivi 110.000 euro, ma nel 2014 questi, non ricevendo alcuna informazione ed alcuna somma di denaro, iniziano a preoccuparsi e a porsi qualche domanda, tanto che il padre invia una lettera al legale, reclamando la restituzione del fascicolo per verificare la documentazione e i rapporti effettivamente intercorsi con l’Assicurazione. La famiglia chiede quindi anche un incontro, ma il legale si nega prendendo tempo e dicendo che i soldi “sono in arrivo”.

I genitori si rivolgono quindi ad un altro legale per raggiungere un accordo con il precedente difensore, il quale dovrà versare un assegno a garanzia del debito di 110.000 euro e pagare 10.000 euro al mese fino al raggiungimento del totale risarcito. Se l’accordo non viene rispettato, il cliente può incassare il titolo. Il legale versa quindi per alcuni mesi, arrivando a restituire 70.000 euro, e poi basta. La famiglia prova allora ad incassare il titolo, peccato però che a quel punto l’assegno fosse già pressoché vuoto.

Da qui la contestazione dell’insolvenza fraudolenta, cioè l’accusa di aver contratto un’obbligazione ben sapendo di non essere in grado di soddisfarla, che lo porterà a processo nel maggio del prossimo anno. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero dottoressa Daniela Randolo, oltre che di insolvenza fraudolenta, è di appropriazione indebita aggravata dal fatto di averla commessa abusando del mandato ricevuto e di aver cagionato un danno di rilevante gravità.

Moralmente, sarebbe fin troppo facile dare spazio a commenti sull’operato di questo avvocato che si è approfittato nel peggiore dei modi dei propri clienti, in un momento di dolore e sconforto estremo, in un momento di grande fragilità. In un momento in cui una famiglia dovrebbe essere accompagnata e presa per mano in ogni passo e decisione, consigliata e confortata sugli sviluppi delle vicende, e giammai ingannata.

Denunciamo questi fatti per portare alla luce situazioni che non sono purtroppo così isolate, augurandoci che le famiglie trovino sempre la forza di reagire ed abbiano sempre la lucidità per fare le scelte più sensate anche nei momenti più difficili, per non aggiungere sofferenza alla sofferenza.