Quando l’assicurazione non vuole pagare.

L’assicurazione non vuole pagare il risarcimento per la morte del piccolo Gionatan Lasorsa, il bimbo di 3 anni investito e ucciso nel giugno 2014 a Ponte Nuovo, in provincia di Ravenna. 

L’assicurazione si rifiuta di pagare per l’investimento avvenuto ai danni di un bambino.

Questa la dinamica dell’incidente: il camionista bulgaro 38enne Dimitrov Krasimir Denchev, alla guida della sua Mercedes Clk, la sera del 22 giugno 2014 investì il piccolo Gionatan in prossimità delle strisce pedonali e scappò dopo l’incidente, dichiarando poi di non essersi accorto di avere investito il bambino né di averlo trascinato sull’asfalto per oltre 100 metri. Il tutto avvenne sotto gli occhi del fratellino maggiore e dei genitori. L’uomo ha già patteggiato davanti al giudice la condanna a 2 anni e 9 mesi e 10 giorni di carcere per omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza, oltre alla patente sospesa nella misura di 7 anni e mezzo.

Ma l’assicurazione, chiamata in causa, è intenzionata a riscrivere la sentenza alla luce di alcuni dati emersi a seguito delle perizie di parte effettuate dalla stessa in merito alla ricostruzione della dinamica dell’incidente. Due sarebbero i fattori concorsuali che secondo l’assicurazione scagionerebbero l’investitore dalla propria responsabilità e l’assicurazione dal pagamento del risarcimento: il piccolo Gionatan sarebbe ritenuto responsabile di aver attraversato la strada in modo repentino e improvviso e che quindi i suoi genitori dovessero essere più vigili e attenti; inoltre, in prossimità dell’attraversamento ci sarebbe stata una macchina in sosta che impediva al camionista di poter vedere il bambino, data anche la statura.

Non è la prima volta che un’assicurazione tira in ballo la statura della vittima come fattore dirimente tra un risarcimento dovuto ed uno non dovuto. Nel precedente caso specifico, però, non si trattava di un bambino ma di una signora che aveva la “colpa” di essere alta solamente 1 metro e 50 centimetri.

L’assicurazione contesta anche la velocità del mezzo, che secondo la perizia redatta dai propri consulenti viaggiava ad una velocità di 50 km/h, quindi idonea alla circolazione di quel tratto di strada, anziché a 62 km/h come sostenuto dai consulenti della famiglia del bimbo.

Ad oggi, alla famiglia Lasorsa non sono stati dati nemmeno i soldi per il funerale del bimbo.